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venerdì 21 maggio 2010

Cultura

Le tradizioni popolari, insieme alla cultura millenaria e all'uso della lingua siciliana, sono tuttora vive, più nei paesi che nelle città. Queste tradizioni, tanto particolari quanto pittoresche, unite al carattere, al mito e all'approccio alla vita del Siciliano ha creato nel corso dei secoli uno stereotipo che è stato tradotto in parole dal termine sicilianità.
Già
Cicerone marchiava i siciliani come «gente acuta e sospettosa, nata per le controversie». Ancora oggi molti autori hanno individuato un tratto comune al comportamento dei siciliani, ovviamente soggettivo, ma probabilmente non del tutto falso. Sono molti gli altri aspetti caratteristici dei siciliani: il senso alto della famiglia e dell'onore, il rispetto per la donna e per la femminilità, ma anche l'attaccamento alla propria terra, la teatralità dei gesti e degli atti, il senso dell'accoglienza, la diffidenza,ecc...Tutto ciò ha fatto sì che alcuni studiosi considerassero il popolo siciliano come un'etnia a parte, tenendo in considerazione la cultura e gli aspetti della vita quotidiana tanto diversi dal resto d'Italia.
La famiglia siciliana forma di solito un gruppo molto allargato che include anche i cugini più lontani, ma raramente essa è chiusa su se stessa. È molto diffusa l'abitudine di fare grandi tavolate per pranzo o per cena, soprattutto d'estate. Gli orari sono spostati un po' più avanti rispetto al nord, arrivando a pranzare anche alle due di pomeriggio e cenare verso le nove-dieci nella bella stagione. Si tende a trattenersi
un po' di più a Image and video hosting by TinyPictavola anche dopo avere consumato la cena.
Gesualdo Bufalino definiva la Sicilia la terra della "luce e del lutto", un luogo di contraddizioni di estremi che si uniscono: così nell'immaginario il siciliano appare come un uomo solare e accogliente ma anche losco e sospettoso, convinto che il suo modo d'essere sia il migliore e il più giusto. Con questi contenuti Tomasi di Lampedusa dichiarava nel suo famoso romanzo Il Gattopardo che in "Sicilia tutto cambia affinché nulla cambi", perché sono gli stessi siciliani a ricercare il cambiamento ma nello stesso tempo a frenarlo, timorosi che esso possa spodestare le secolari abitudini e i privilegi acquisiti.
Una terra e un luogo antropologicamente complesso e nello stesso tempo affascinante da scoprire: nel cinema, nella letteratura e nelle arti in genere. Il senso a volte tragico del
destino e ma anche dell'orgoglioso attaccamento alla propria terra e alle proprie radici è testimoniato anche nella letteratura. Notevole è il ritratto lasciatoci da Giovanni Verga, capofila del verismo, nel cosiddetto Ciclo dei vinti, raccolta che include I Malavoglia. Mentre al culto della "roba", il bene materiale ricavato dalla terra e dal lavoro si deve adeguare anche il senso pur così sacro della famiglia, i personaggi che vogliono cambiare il mondo vengono puniti dalla mala sorte che li obbliga a tornare al punto di partenza, alla loro terra e alle loro radici.
L'intraprendenza commerciale dei Malavoglia, colpevoli di volersi allontanare dal proprio paese, è punita col naufragio della barca che trasporta il carico di lupini, e ciò li condanna a una povertà ancora maggiore di quella da cui cercavano di fuggire.
Mastro Don Gesualdo diventa sì un famoso imprenditore edile dal nulla ma non arriva a godersi il frutto del suo lavoro che alla fine va in eredità ai parenti. Riflessione amara del Verga sulla vita: anche lui, una volta raggiunto il benessere, si rifugerà dal Nord nella sua amata Catania dove, disincantato dalla vita, passerà i suoi ultimi anni.
Singolarità d'atteggiamenti si riscontrano, in altri siciliani:
Mario Rapisardi e Giuseppe Aurelio Costanzo, poeti colpevoli, secondo la critica di Benedetto Croce, per aver trasformato il poema in "saggio sociologico”. Nei poemi, i due poeti, la denuncia che fanno non è fine a se stessa ma si congiunge a grandi ideali: giustizia sociale, necessità di cambiamento, ribellione contro un ordine sociale ingiusto, che simbolicamente rappresenta la classe degli umili e degli oppressi che nell'opera degli altri scrittori siciliani è solo capace di rinunce.
Feste religiose
Le feste religiose cattoliche rivestono una grande importanza all'interno del
folklore siciliano. La festa di Santa Rosalia a Palermo, quella di Sant'Agata a Catania, quella della Madonna della Lettera a Messina, quella della Settimana Santa a Caltanissetta, quella di Santa Lucia a Siracusa, quella di San Giorgio a Ragusa Ibla e le processioni del Venerdì Santo a Enna, la processione vivente della passione a Marsala, e la processione dei Misteri a Trapani.
Altre feste importanti sono:
la
festa di Sant'Alfio a Lentini
la
festa di San Sebastiano di Acireale
la
festa di San Giacomo a Caltagirone
la
festa della Madonna della Visitazione a Enna
la
festa di San Giuseppe a Santa Maria di Licodia
la
Festa di San Calogero ad Agrigento
la
festa del Santissimo Salvatore della Trasfigurazione a Cefalù
Image and video hosting by TinyPicFeste laiche
Il
Carnevale è festeggiato in Sicilia con manifestazioni tra le più belle e caratteristiche a livello nazionale al punto da partecipare anche al Carnevale di Viareggio; particolarmente note sono quelle di Paternò, Valderice, Acireale, Misterbianco, Sciacca, Termini Imerese ed il carnevale di Regalbuto, alte espressioni di folklore popolare e di spensieratezza.

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